Studio dei sistemi: dal riduzionismo all’olismo

L’universo contiene sistemi solari. Il corpo umano è un sistema composto da sottosistemi quali ad esempio il sistema cardiocircolatorio o il sistema nervoso. Un automobile è composta da numerosi componenti. Esistono sistemi informatici e sistemi sociali. Ogni sistema è sottosistema di qualcosa di più grande.

E’ obiettivo del presente testo dimostrare che, se abbandonassimo il mero metodo riduzionistico approcciando i sistemi in modo olistico, otterremmo un cambiamento importante.

Nella visione scientifica occidentale, per comprendere qualcosa bisogna smontarlo e studiare le varie componenti. Questo fa emergere il concetto di riduzionismo che, semplificato al massimo, consiste nel ridurre in parti più piccole per comprendere qualcosa di complesso. Il limite risiede nel rischio che l’analisi di singoli componenti possa distrarre dallo studio di tutto il complesso degli elementi e soprattutto, il sistema può essere qualcosa di più della somma dei componenti.

Questo limite può emergere in qualsiasi campo, dalla medicina (il medico potrebbe limitarsi a curare il sintomo ma non la causa) o informatica (il tecnico sposta dei file da un disco ad un altro ma non modifica lo script che punta a tali file).

E’ didattico, per il proseguo della lettura, definire cosa sia un sistema. Un sistema è una unità fisica e funzionale, costituita da più parti o sottosistemi che interagiscono fra loro e con altri sistemi. Ogni parte del sistema contribuisce alla finalità del sistema stesso.

Un sottosistema è un sistema subalterno e secondario rispetto al sistema principale, dal quale dipende e senza il quale non può funzionare autonomamente.

Il sistema può presentare nuove proprietà, che non possono essere dedotte dai suoi sottosistemi, ma che derivano dall’interazione delle parti.

Vedremo, nel proseguo della lettura, la distinzione fra sistema semplice e complesso.

Esistono 2 approcci per analizzare e comprendere i componenti del sistema: approccio riduzionistico e approccio olistico.

Soffermiamoci innanzitutto sul riduzionismo, che, come già sintetizzato, è un approccio comportante la suddivisione del sistema in parti, fino a scomporlo ai minimi termini. Le proprietà osservabili ai livelli inferiori vengono estese ai livelli superiori.

L’approccio olistico è completamente differente. Il sistema viene studiato definendone le proprietà collettive. Se necessario, verranno studiati i suoi singoli componenti.

Fatte queste premesse, entriamo maggiormente nel tema.

Un sistema ingegneristico non nasce perfetto, ma è perfettibile ricercando il miglioramento continuo. Spesso, in un nuovo grande progetto ambizioso, ci troviamo in difficoltà ma, anche se può sembrare impossibile realizzarlo perfettamente in questo momento, o se ci sono stati fallimenti in passato, ciò non significa che ci riusciremo.

Si può sbagliare ma ciò è occasione di apprendimento e miglioramento. Edison ha sbagliato un migliaio di volte prima di realizzare la prima lampadina. Il primo aereo dei fratelli Wright ha volato solo per dodici secondi, però il miglioramento dei sistemi di volo ha portato, nel tempo, ad aerei capaci di voli intercontinentali e addirittura allo space shuttle.

Osservando i sistemi con la lente dell’olista, ci accorgiamo dei seguenti aspetti:

1. Le interconnessioni contano più delle parti. Osservando il mondo in cui viviamo ci accorgiamo che tutto è interconnesso (ne consegue ad esempio il cosiddetto effetto farfalla, “Il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo”). Inoltre, internet ed i bitcoin ci dimostrano che sia possibile un sistema senza un centro di controllo. In una rete non esiste un centro.

2. La comprensione di alcune parti non è sufficiente a comprendere il tutto.

3. Il sistema abbisogna di un processo di feedback preciso e basato su dati affinché si ottenga un monitoraggio degli obiettivi definiti e quindi sia chiaro quando essi sono raggiunti o quando siamo fuori rotta. Il processo di feedback consente di ripetere, regolare o terminare il flusso di input.

4. Non esiste un sistema perfetto.

Anche il sistema sociale è fatto di sottosistemi ed è soggetto al cambiamento raggiunta una massa critica. Dal punto critico ne discende un mutamento rapido. [ Circa il punto critico, il lettore interessato ad approfondire può consultare Il punto critico scritto da Gadwell].

Portiamo ora l’attenzione sulla differenza fra un sistema aperto e chiuso.

Il sistema aperto non ha un controller e ha solo 5 elementi: input (energia, informazioni o materia fisica); flusso degli input nel sistema; trasformazione (conversione degli input in output); struttura (ad esempio lo scheletro nel sistema corpo umano); output (informazione o energia oppure materia).
Il sistema aperto è sempre aperto all’input. Esempio di sistema a ciclo aperto è una stufetta elettrica. Essa avrà sempre bisogno di consumare energia per emettere, in output, aria calda).

Un sistema a ciclo chiuso ha elementi aggiuntivi: obiettivo; sensore; controller; disturbo.

Se alla stufetta elettrica aggiungessimo un termostato (controller della temperatura), otterremmo un sistema chiuso ponendo come obiettivo una determinata temperatura rilevata da un sensore e controllata da dal termostato alla ricerca continua di un equilibrio fra output (aria calda emessa) e disturbo (aria fredda).

Il sistema a ciclo chiuso è un sistema considerato intelligente in quanto sussiste un aggiustamento continuo da parte del controller.

Riassumendo, i 9 elementi del sistema a ciclo chiuso sono: Input; Output; trasporto; conversione; struttura; obiettivo; controllore (controller); sensori; disturbo.

È molto importante il feedback di ritorno dal sensore. Ad esempio ognuno potrebbe essere è controller del proprio corpo, adattando input quali dieta, sonno, ginnastica, ecc.

In un sistema l’equilibrio è la fase più rara e instabile perché normalmente vi sono transizioni, tutto è in mutamento, dinamico. L’equilibrio è spezzato da una nuova transizione e le transizioni sono difficili da prevedere. (Nel caso del termostato, vi è sempre una regolazione fra spifferi di aria fredda e aria calda prodotta dalla stufetta, con una a noi impercettibile variazione della temperatura).

Da un punto di vista sanitario, il riduzionismo permette una rapida risposta ai sintomi ma è un limite nell’ambito della prevenzione, soprattutto circa effetti collaterali che possono interessare altre parti del corpo non interessate dal sintomo prevenuto. [Interessante, per quanto afferisce al sistema salute, la lettura di System and revolution, scritto dal dr Shiva]

La globalità è comprensibile studiando le connessioni tra gli elementi e analizzando gli elementi.

Al riguardo ancora molto dovranno studiare gli scienziati per comprendere il il funzionamento del corpo umano. Gli scienziati pensavano di mappare il DNA per trovare le differenze con altre specie e una strada per manipolare il DNA, però, con grande sorpresa, hanno trovato meno geni di quanti se ne aspettassero. Il DNA umano non è poi molto più complesso di quello di altri animali [Buce Lipton, Biologia delle credenze, Macro edizioni, 2006]. Ciò dimostra che non basta il DNA per capire il sistema corpo umano ma bisogna considerare anche molecole e proteine. Quindi sembrerebbe possibile influire sul “destino” impresso nel DNA con sport, dieta, ecc.

Un coollario di quanto sino a questo punto descritto: qualunque sia il sistema, la qualità dell’input è importantissimo. Spazzatura in input, spazzatura in output. Se in un sistema paghe si introducono incorretti dati di rilevazione presenze, i cedolini paga saranno errati. Se in una automobile si introduce carburante sporco, la vettura potrebbe fermarsi. Se vengono inquinati i mari allora i pesci che mangiamo potrebbero contenere metalli pesanti. Molti sarebbero gli esempi elencabili.

L’approccio olistico, quale approccio globale, ci è utile per una migliore comprensione dei sistemi e per comprendere che siamo solo un sistema dentro un sistema più grande.

Gli errati stili di vita, modellati sul riduzionismo, hanno portato a distruggere ecosistemi, equilibri sociali ed errori nelle organizzazioni particolarmente strutturate.

 

*************

Fonti:

Teodoro Brescia, Olos e Logos il tempo della scelta, Nexus edizioni, 2011

V.A. Shiva, The systyem and revolution, General Interactive, 2016

Malcolm Gladwell, Il punto critico. I grandi effetti dei piccoli cambiamenti, BUR, 2006

Buce Lipton, Biologia delle credenze, Macro edizioni, 2006

https://www.treccani.it/vocabolario/sistema/
(come da accesso del 25set2022)

https://it.wikipedia.org/wiki/Sistema (come da accesso del 25set2022)

Andrea Gandini è un giurista e programmatore, autore di manuali e saggi. Master di secondo livello in protezione dei dati; perfezionamento in programmazione per giuristi e legal tech; laurea in giurisprudenza; diploma di perito informatico.​​ Responsabile di amministrazione del Personale presso una azienda ove partecipa a progetti di digitalizzazione ed automatismi amministrativi. A livello extra aziendale, svolge occasionali consulenze di office automation e protezione dati. Blog personale: www.dottorgandini.it Il dottor Gandini è autore dei seguenti ebook: Cyberfuture; Il buio oltre il web; Guadagnare con i bitcoin; Cavalca le bolle speculative; Dal CAD al web; Come trovare lavoro e fare carriera in tempo di crisi; Programmatore in 3 giorni. Blog personale: www.dottorgandini.it Progetto: www.normativedatabase.net